A inizio 2020, 722 000 persone in Svizzera erano indigenti, di cui 133 000 bambini. Rispetto all’anno precedente, la percentuale dei soggetti colpiti da povertà è rimasta stabile. Dal 2014 la povertà in Svizzera è pressoché in costante aumento.
I dati relativi alla povertà pubblicati dall’UST per il 2020 hanno come base i dati sui redditi del 2019. Non risultano pertanto ancora le conseguenze sociali della pandemia. Non essere riusciti a ridurre la povertà in Svizzera nonostante la situazione economica generale favorevole, non promette nulla di buono per il periodo post-pandemico. Alcuni studi effettuati finora evidenziano che la pandemia ha aggravato ulteriormente la situazione delle famiglie a basso reddito. Con la sottoscrizione dell’Agenda 2030, il Consiglio federale si è impegnato a ridurre la povertà in Svizzera di almeno la metà entro il 2030. Un obiettivo che ormai appare ancora più remoto.
Affrontare finalmente le cause strutturali della povertà
A essere particolarmente colpite da povertà sono da anni sempre le stesse fasce della popolazione, ovvero le famiglie monoparentali e le famiglie numerose, i disoccupati e le persone con un livello di istruzione basso. Non è un caso, bensì una conseguenza di condizioni quadro sfavorevoli e svantaggi strutturali. Il costo elevato delle strutture per l’assistenza all’infanzia complementare alla famiglia, la mancanza di pari opportunità nel sistema educativo, il lavoro precario e le misure di risparmio nella sicurezza sociale impediscono a molte persone di conseguire un reddito atto a garantire la sussistenza. Una politica di lotta alla povertà efficace e sostenibile di Confederazione, Cantoni e Comuni deve eliminare con fermezza questi ostacoli.
Nel documento di posizione «Una Svizzera senza povertà è possibile» Caritas ha illustrato di recente le misure da adottare per sconfiggere la povertà. Occorrono stipendi che permettano di garantire l’esistenza, una sicurezza sociale e la garanzia di un minimo vitale a livello di prestazioni complementari per tutte le persone in Svizzera. Allo stesso tempo sono necessarie pari opportunità educative per tutti, un sufficiente numero di alloggi a prezzi accessibili, premi della cassa malati più bassi e un’offerta finanziariamente sostenibile di servizi di buona qualità per l’assistenza all’infanzia complementare alla famiglia. Bisogna intervenire per ovviare a questa situazione e i dati pubblicati oggi lo mettono in luce, non da ultimo per tutelare i 133 000 bambini che crescono in famiglie povere. Anche perché il degrado sociale spesso si trasmette da una generazione all’altra.
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